Sono diventata abruzzese a tredici anni. Quando i miei genitori mi comunicarono che avremmo lasciato il Piemonte, ho pensato si fosse ribaltato il mondo, non si emigra da sud a nord? E poi chi aveva mai sentito parlare dell’Abruzzo???
Badi come parli! La pagina di pensieri, elucubrazioni, meditazioni… di Paola De Pillo

Ricordo di aver consultato il libro di geografia con una certa apprensione. “Bagnato dal mare Adriatico, confina con Marche, Lazio e Molise”.
MOLISE??? L’ho letto una volta sola poi è sparito dalla cartina… allucinazione dovuta all’ansia, sicuramente.
Fatto sta che il mio futuro si stava configurando verso un buco nero. Stavo per essere inghiottita ai confini della realtà.
Leggo poi il titolo di un lungo testo “Abruzzo: pastori, pecore e transumanza“. Ho chiuso il libro violentemente e affrontato i miei. Ho inveito urlando isterica e mio fratello, dieci anni appena compiuti, si è messo a al mio fianco, braccia incrociate, gambe larghe e incazzatissimo ha dichiarato: “Io non mi muovo da qua!”. Abbiamo passato nottate in bianco a immaginare un luogo alieno, popolato da strane creature ricoperte di pellame e lana di pecore, barbute e rozze.
Per settimane i nostri genitori hanno cercato di tranquillizzarci descrivendoci la regione verde d’Europa, tra Appennino meridionale e mare. Città, palazzi, paesi, scuole e persino le automobili. Tutto come da noi.
Certo, c’era la faccenda del confine col Molise.
Li ho sentiti borbottare imbarazzati qualcosa su leggende metropolitane e “fonti non ufficiali”. Ma tant’è.
Poi il giorno del trasferimento. L’esodo. Sul sedile posteriore, due cuscini e una copertina. Mio fratello e i suoi piedi scalzi sulla mia faccia. E viceversa. Ore che sembravano non scorrere mai. Un dormiveglia agitato ci rendeva vigili a ogni rallentamento: “Siamo arrivati?”, domandavamo a turno. “Dormite, manca ancora qualche ora”.
Lo sconforto era tale che mia madre a un certo punto ci ha invitati a cantare con lei. Cosa che ha reso infinitamente più triste l’atmosfera. Piangevo, pensando alle amiche “di una vita” che non avrei rivisto più. Poi finalmente crolliamo in un sonno pesante.
Mi sono svegliata percependo l’immobilità. “Dai ragazzi, siamo quasi arrivati, siamo in Abruzzo!’ Scattiamo in posizione seduta, sbarrando gli occhi. Eravamo fermi. Per vedere il panorama, mio padre aveva pensato bene di lasciare l’autostrada.
Un gregge di pecore stava attraversando la strada e i cani pastore ci guardavano minacciosi.

Poi lui, l’uomo barbuto. Attraversa e si gira verso di noi alzando il bastone e quello che era un semplice saluto, da fiato all’urlo di mio fratello, terrorizzato.
Ci siamo abbracciati, cercavo di calmarlo sussurrandogli che saremmo scappati. Che avrei pensato io a lui.
Questo è stato il mio ingresso nella terra ai confini col Molise.
Tra i tanti amori sviluppati in seguito per la terra abruzzese e la sua popolazione, il primo è stato per la tavola. Venivo dalla cucina piemontese che definirei “bianca”. Colore neutro, insapore e delicato, neh. La cucina abruzzese è rossa, intensa, saporita, piccante, pe’ la majella!
Dalla “bagna cauda“, ambita dai nordici più temerari del sapore intenso, al più meridionale “sugo di castrato ‘nghe lu rentrocele” (ndr: rintrocilo, tipo di pasta abruzzese), peperoncino e pecorino. Il paradiso aveva atteso troppo.
E, meraviglia delle meraviglie, lode e lunga vita al pastore abruzzese. Quello bipede intendo. E alle sue pecore. Personalmente mi do spesso al pellegrinaggio. Seguo la via della transumanza, snocciolando un “ora pro-arrosticinobis” a ogni tappa in cui si rende onore alla fornacella accesa e i suoi arrosticini.
Una tantum scendo al mare per un tuffo nel brodetto di pesce e amen.

Ma arrivo al dunque: tutto questo per dare prova tangibile che, chi abita in Abruzzo, oltre a godere della natura accecante, del cibo saporito, dei lupi di mare
quanto di quelli di montagna, è testimone privilegiato della reale esistenza del Molise! “N’ce se pò credere”.
Ho sconfinato più volte, giuro. Ho conosciuto persino molisani. E ho capito dove ha trovato ispirazione Spielberg.